Il ricordo di Massimo Angeletti


1464992380035_salom.jpgHo conosciuto Luis Salom nel 2009, era uno dei tanti piloti della classe 125, uno con la voglia di vincere e di arrivare sul podio, come tutti quelli che fanno questo mestiere. E la capacità di farlo. Era in difficoltà con i soldi e stavano cercando sponsorizzazioni per la stagione successiva e con un comune amico, mallorchino anche lui, si parlava della sua situazione economica.

Il suo momento arrivò nel 2012 quando la 125 era già diventata Moto3
e lui vinse due gare e si piazzò sei volte sul podio. Quell’anno arrivò secondo nel mondiale dietro Maverick Vinales. Aveva un carattere latino, un temperamento focoso e vitale, che qualche volta gli è costato degli zero in classifica. Lo seguiva nel suo lavoro la madre, una figura discreta ma sempre presente.

L’incidente di Barcellona è la combinazione come sempre di fattori imponderabili, per quanto l’organizzazione del mondiale abbia fatto e faccia per rendere più sicure le piste. Salom è scivolato in un punto in discesa dove i piloti sono molto veloci, dove la via di fuga è breve e soprattutto nel punto dove è asfaltata. L’asfalto contrariamente alla ghiaia non riesce a frenare la moto, non riesce a deviare la traiettoria né del pilota né del mezzo.

A differenza degli incidenti purtroppo mortali di queste ultime stagioni, Louis non è stato travolto da altre moto (Tomizawa e Simoncelli) ma è stato il suo corpo a colpire la moto a forte velocità. L’asfalto non rallenta la corsa, non ha rallentato quella del pilota. Non sappiamo quali accorgimenti potranno essere adottati per rendere meno pericoloso quel tratto di pista; sicuramente qualcosa sarà fatto. Quasi nello stesso punto erano caduti, anche negli anni passati, altri piloti, con la grande differenza che erano scivolati sul tratto della via di fuga con la ghiaia, qualche metro più avanti e questo aveva evitato conseguenze gravi per loro.

E’ giusto che si corra, è giusto che lo spettacolo vada avanti, Luis stesso avrebbe voluto che lo spettacolo continuasse perché questa è (era) la passione di ogni pilota, perché così è la vita che non si ferma a contare i caduti e come per Simoncelli e Tomizawa sarà un minuto di rumore a salutarlo, ora che è nel grande silenzio.

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  • pubblicato04.06.2016
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